R. Cipriani, G. Rinaldi, P. Sobrero , Il simbolo conteso. Simbolismo politico e religioso nelle culture di base meridionali, Editrice Ianua, Roma, 1979

PREFAZIONE (ALFONSO M. DI NOLA)
PREMESSA
INTRODUZIONE (R. CIPRIANI)

  • L’analisi sociologica dei simboli
  • Conclusione
    PARTE PRIMA (R. CIPRIANI)
    Simboli e feste: politica e religione nella cultura popolare
    Premessa
    Politica, religione e simboli
    L’ipotesi di lavoro
    L’universo di riferimento
    Di Vittorio e la sua funzione simbolica: dal 1° Maggio al
    murale
    Di Vittorio come simbolo di classe
    L’intercomunicazione simbolica: la valenza del festivo
    Dal festivo al celebrativo: la manipolazione di un simbolo
    Usura e persistenza del simbolo al livello festivo-celebrativo
    La secolarizzazione del festivo
    Le feste dci « Cristi Rossi »
    Il simbolismo dell’abito
    Il dialogo muto come momento di festa
    Il simbolismo politico-religioso del Cristo Rosso
    Simbolismo, alimentazione e festa
    Conclusione
    PARTE SECONDA (G. RINALDI e P. SOBRERO)
    Simbolismo laico e religioso. Espressione individuale e partecipazione
    collettiva nella ritualità popolare
    Premessa
    Le ipotesi di lavoro
    l.
    Primo Maggio: proletariato agricolo e autorappresentazione
    di classe
    I segni « convenzionali » nei primi scioperi bracciantili
    La festa del Prima Maggio agli inizi del ‘900
    Comunicazione simbolica e militanza clandestina
    Il Primo Maggio nel secondo dopoguerra
    La struttura del corteo
    Le cellule comuniste e l’organizzazione
    Simbolismo laico e suoi elementi rappresentativi
    Il sincretismo liturgico
    Nuovi modelli culturali
    Mito c carisma nel simbolo Di Vittorio
    2.
    La Cavalcata degli Angeli: funzione aggregante e rappresentazione collettiva nel fenomeno religioso
    Eccezionalità festiva e vissuto quotidiano
    Gli elementi rituali
    Il mito di fondazione
    Origine ed evoluzione della dinamica espressiva
  • I modelli rappresentativi
  • La progettazione collettiva
  • Esperienza onirica e manifestazione votiva
  • Composizione sociale e partecipazione
  • Conclusioni
    Riferimenti bibliografici
    PARTE TERZA
    Testimonianze
  • Nota ai materiali di ricerca
  • I materiali sonori e visivi
    L’immagine popolare di Giuseppe Di Vittorio
    La vera storia
    Disdegnava l’altoparlante
    Piaceva ai lavoratori queste parole che lui diceva
    Li faceva calare come niente ai padroni
    La zappa di fianco e il giornale in mano
    La parola di Peppino Di Vittorio
    Lo volevano bene pure le pietre
    « Questa è la mia famiglia », un’immensa folla
    Che mi è?! Mi è compagno!
    Lui è il Dio nostro
    Il Cristo Rosso
    Buttavamo le puntine…
    … come camminavano si pungevano
    Cristo è rosso: perché è del popolo
    C’era la libertà di uscire
    Quando tolgono le processioni non sembra più ch’è Pasqua…
    Vado, ma quando mi piace
    Ti faccio ‘na mazziata davanti alla Madonna
  • Ho voluto provare anch’io che effetto faceva
  • « Eccellenza, qui si ribella il paese »
    Lo facciamo perché vogliamo farlo. Perché dobbiamo abolirlo?!
    Un passo avanti e altri tre indietro
    Vai in mezzo al pubblico che tutti ti guardano
    Il Primo Maggio
    Il simbolo della festa
    Si è arrivati piano piano a tramutarla in festa popolare
    Non c’erano spettatori a godersi lo spettacolo
    Erano manifestazioni di popolo, dall’anziano al bambino
    C’era nel sangue la ribellione
    La Cavalcata degli Angeli
    Venivamo noi ad aprire la chiesa dell’Incoronata
    Quando nell’Incoronata entra Sant’Agata di Puglia si sente un
    sussulto
    Il celeste e il bianco s’intona alla Madonna
    Ventinove anni che faccio la compagnia
    Allora si è sognata la Madonna Incoronata
    Tante grazie ho avuto dalla Madonna
    Ho visto l’immagine della Madonna sul mio tallone
    L’avevano detto i dottori che non c’era speranza
    Credevo alla Madonna di più dei medici
    Il trattore si alzava da solo
    Che dolore mi sento mò di lasciar Maria
    I contadini, noi moriamo di fame e allora io cerco di fare
    questo lavoro