“Maestro” per vocazione

Credo che per il Professor Natale Ammaturo la relazionalità non fosse un problema. Avviare un colloquio con lui era abbastanza agevole. D’altro canto la sua appartenenza alla comunità dei sociologi fondata da Achille Ardigò con il nome di “Sociologia per la Persona” era una garanzia di lealtà e di solidarietà, caratteristiche che ho avuto modo di mettere alla prova con il Collega campano in situazioni anche problematiche e delicate, trovando sempre ascolto e disponibilità, indipendentemente dall’esito finale, magari non raggiunto nell’immediato ma solo rinviato nel tempo. Proprio come mi è accaduto nell’ultima occasione in cui ho interloquito con lui, per sostenere la causa di una Collega fortemente penalizzata, per di più in una sede universitaria che non era di nostra appartenenza od interesse.

Avevamo molto in comune: l’età, la meridionalità (per me acquisita ma di fatto caratterizzante), la passione per l’insegnamento, la cura estrema della ricerca, il farsi carico di problematiche altrui, la responsabilità (non certo invidiabile) della direzione di un dipartimento universitario e della presidenza di un corso di laurea, l’ordinariato nel settore scientifico-disciplinare di sociologia (generale), ma anche molto altro sul piano ideologico e comportamentale. In più, Natale Ammaturo aveva un atout a suo vantaggio: aveva anche fondato e diretto un’apprezzata pubblicazione periodica dal titolo Rivista ReS – Ricerca e Sviluppo per le politiche sociali. Per lui la res essenziale era quella pubblica, in particolare il suo governo, la sua gestione, la presenza sul territorio, a partire dall’istituzione scolastica dapprima e quella universitaria poi, in ordine di successione di tempo.

Ci si incontrava spesso, specialmente in convegni ed in riunioni della cosiddetta componente di SPe, ovvero di “Sociologia per la Persona”, definita dei cattolici ma in realtà inglobante anche non cattolici. Oppure, nelle mie puntate a Salerno non mancava l’occasione di un incontro magari fugace ma sempre cordiale, con la promessa di ulteriori e più distese frequentazioni.

C’è però un’immagine che mi è rimasta ben impressa: se penso al Professor Ammaturo non posso non vederlo accompagnato da sua moglie, la Professoressa Tullia Saccheri, Collega sociologa dell’Università di Salerno, particolarmente versata nel campo della sociologia della salute e già Presidente della SISS, Società Italiana di Sociologia della Salute. Dico questo perché solo molto raramente, magari una sola volta, mi è capitato di imbattermi in Natale senza Tullia o in Tullia senza Natale, con le debite spiegazioni per l’assenza dell’altra persona di una coppia molto affiatata.

Natale era anche un grande organizzatore e promotore di attività scientifiche e culturali. Non a caso, nel 1974 aveva fondato il CEIM, Centro Educazione Istruzione Mezzogiorno, un ente di formazione, con sede a Mercato San Severino, in provincia di Salerno. Nell’ambito delle attività del CEIM aveva pubblicato Il consumo culturale dei giovani. Una ricerca a Napoli e Salerno (CEIM, Mercato San Severino, 2008) ed insieme con Emiliana Mangone Locale-globale verso quale sviluppo? Il caso del comune di Laviano (CEIM, Mercato san Severino, 2008).

La sua propensione verso gli altri traspare dai suoi contributi scientifici più significativi, che appunto non senza significato hanno come titoli: Noi, gli altri, il mondo (Loffredo, Napoli, 2015) e La dimensione della solidarietà nella società globale (Angeli, Milano, 2005), nonché Educazione e società (Angeli, Milano, 2000). Né gli mancavano interessi ad un livello teoretico più generale, come esplicitato nell’opera Elementi di epistemologia sociologica (Angeli, Milano, 2004).

Come ha scritto Ignazia M. Bartholini, a nome dell’Associazione Italiana di Sociologia, “ci piace ricordare Natale soprattutto per la capacità di guardare e riconoscere l’alterità valorizzandola nelle sue peculiarità, di vivere le relazioni amicali con una generosità e autenticità difficilmente arginabili, e di stare nel mondo con la gentilezza, la mitezza e l’umorismo lieve che gli appartenevano e che ricorderemo sempre”.

Ma l’appellativo che meglio descrive la sua attività di studioso, ricercatore, docente ed intellettuale è quello di “Maestro per vocazione”, per l’afflato posto nel suo intendere la scienza e l’insegnamento in termini di Beruf di matrice weberiana. Appunto Weber sosteneva che l’educazione può produrre due effetti diversi: rendere più uguali i membri di una società in modo che tutti possano accedere ai livelli più alti, come stato sociale e come tipo di lavoro, oppure accrescere le differenze, riducendo le opportunità e stratificando ancor più la società. Natale Ammaturo da Maestro per vocazione ha dato il suo contributo esemplare per evitare che le nuove generazioni si limitassero ad accettare lo status quo di una società ingiusta.